A cavallo del XX secolo, il costume da festa veniva indossato solamente in occasioni particolari – per il ballo della sagra paesana/per la benedizione oppure per altre manifestazioni religiose o civili.

l costume femminile è composto nel modo seguente: camicia, kamižot, le maniche, grembiule, nastro decorativo, scialle detto peča, calze, scarpe. La camicia, con il collo a V, era di lino o di cotone (bianco) e le maniche impreziosite da un ricamo verticale di colore rosso o nero e con un pizzo bianco; anche il risvolto della manica era ricamato. Il kamižot, un indumento composto da una parte inferiore e una superiore, senza maniche, di lino o di cotone (di seta se usato per il matrimonio) di colore bianco, marrone o nero, è decorato da un inserto ricamato sia sul dorso che sul petto, mentre per il kamižot, di colore bianco, è caratteristica la plissettatura finissima fatta a mano. Le maniche sono lavorate ai ferri con filo di cotone. Il grembiule, detto traversa, è in tinta unita o a disegni e si allacciava con due nastri; veniva indossato sopra il kamižot e rimase in uso a lungo, quando le donne oramai avevano abbandonato il costume tradizionale. Soprattutto le giovani, di domenica e nei giorni di festa, per andare a messa, usavano fissare al grembiule un nastro decorativo di seta a forma di fiocco. La peča, detta fečov, è uno scialle quadrato di tessuto bianco di cotone o lino, ricamato con filo bianco. Le donne istriane lo portavano in testa, legato con le punte in evidenza «a mo' di corna«. La peča da festa era inamidata, in modo che le punte sporgessero a sinistra e a destra. L'uso della peča è stato abbandonato contestualmente all'uso del costume tradizionale; in seguito, le donne usavano coprirsi con un fazzoletto di seta e per lo più a disegni. La peča era usata anche come coprispalle. Le donne alla moda usavano coprirsi le spalle con un fazzoletto quadrato a frange oppure con un fazzoletto rettangolare a righe. Le calze, dette kucete, nel XIX secolo erano di colore bianco e lavorate ai ferri. Quelle da festa erano lavorate con filo di cotone mentre quelle quotidiane erano di lana. Inizialmente, le calze di cotone non erano fissate sotto il ginocchio, scendendo così fino al piede: per questo motivo venivano chiamate anche pantaloni, detti zbirance (calze calate a fisarmonica). Le scarpe, dette postoli: inizialmente, sia le donne che gli uomini portavano dei sandali, sostituiti più tardi da scarpe basse. Alla fine del XIX secolo, anche in campagna, sotto l'influenza della moda cittadina, fa la sua comparsa la sottogonna che veniva indossata sotto la camicia con maniche e, più tardi, sotto la gonna; essa era decorata con ricami bianchi o con pizzi e balze. Le mutande s'iniziano ad usare soltanto dopo la Prima Guerra Mondiale.

Il costume maschile è costituito da: pantaloni, camicia, panciotto, calze, scarpe e copricapo. I pantaloni, detti brješe o brgeše, avevano un taglio molto ampio e arrivavano sotto il ginocchio, con uno spacco ai lati, nella parte inferiore; erano fatti di panno marrone o nero prodotto in casa oppure di cotone azzurro. Alcuni erano decorati con nastri rossi, verdi, neri o gialli e sulle tasche erano applicati dei piccoli bottoni ornamentali. La camicia era di cotone bianco con il girocollo bordato oppure con un sottile colletto ritto; davanti era aperta fino a metà altezza e si chiudeva con uno o più bottoni. Il panciotto, detto kamežlin o kamožlin, che scendeva oltre la vita e aveva un colletto aderente, era normalmente dello stesso colore dei pantaloni (in alcuni casi, sugli orli era fissato un nastro decorativo). Nella prima metà del XIX secolo, la parte dorsale era dello stesso tessuto della parte pettorale, più tardi sostituito da un tessuto più sottile. Le persone più abbienti avevano sul panciotto numerosi bottoni. Verso la fine del secolo, le giacche, dette jkete, di foggia sia lunga che corta, di tela fatta in casa, vengono sostituite da ampie giacche di stoffa industriale. Le calze, dette kucete, erano lunghe fino al ginocchio, lavorate ai ferri, di cotone bianco o azzurro oppure di lana bianca prodotta in casa; nell'ultimo quarto del XIX secolo vennero sostituite da calze corte – contestualmente all'uso dei pantaloni lunghi. Le scarpe da festa sono sia basse che alte fino al malleolo. I danzatori presenti alle sagre portavano, anche dopo la Prima Guerra Mondiale, scarpe basse di cuoio, il che dimostra l'influenza della moda a Capodistria e Trieste. I copricapi: i danzatori delle sagre indossavano un cappello di paglia di colore chiaro, decorato con fiori secchi e nastri; altrimenti, ancora a metà del XIX secolo, il classico cappello di uso quotidiano era di feltro nero con ampie falde e la cupola bassa, ma s’inizia ad usare anche un tipo di cappello nero più piccolo e, d'estate, il cappello di paglia. Inoltre, berretti alti o bassi col frontino, inizialmente copricapo dei più giovani e poi anche delle persone più anziane, quando erano vestite con abiti quotidiani.

Ogniqualvolta intraprendevano un viaggio, sia le donne che gli uomini portavano sempre con sé l'ombrello di tela azzurra o marrone, con stecche di legno.